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As.Tro scrive a Milena Gabanelli

2 Maggio 2019

Pubblichiamo di seguito la lettera, a firma dell’avv. Piozzi Massimo del Centro Studi As.Tro, inviata nei giorni scorsi alla dott.ssa Milena Gabanelli, in riferimento a quanto uscito sul suo Data Room dello scorso 23 aprile, con il titolo “Slot, lotto, gratta e vinci: gli italiani giocano tanto. E perdono sempre”.

Gentile Dottoressa Gabanelli,
la nostra associazione rappresenta buona parte dei gestori di apparecchi c.d. New Slot (AWP) e Videolottery (VLT), ossia i soggetti proprietari o comunque possessori di tali apparecchi che, in virtù di contratti sottoscritti con i concessionari, si occupano della loro installazione presso gli esercizi autorizzati: bar, tabacchi, sale giochi e sale dedicate.
Abbiamo letto con grande attenzione, motivati anche dall’autorevolezza che Le riconosciamo, il Suo Data Room, apparso sul Corriere della Sera del 23 aprile 2019, che contiene apprezzabili spunti di riflessione.
Dobbiamo però segnalarLe alcune importanti inesattezze od omissioni che, a nostro avviso, rendono parzialmente fuorviante il messaggio offerto alla pubblica opinione.
1) Il gioco è stato legalizzato agli inizi degli anni 2000, quindi non è corretto paragonare i dati relativi alla spesa raffrontando il periodo antecedente la legalizzazione con quello successivo, per poter poi affermare che l’aumento è stato del 1158%. Solo con la legalizzazione e regolamentazione è infatti iniziato il monitoraggio, da parte dello Stato attraverso l’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli, di tutti i dati riguardanti il settore. In precedenza il gioco era illegale (fatta eccezione, come da Lei stessa segnalato, per il Totocalcio, il Lotto, il Totip e le lotterie) e, operando nel sommerso, non poteva essere monitorato nella sua incidenza.
2) Non è corretto il dato secondo il quale sarebbero attualmente in funzione 366.399 New Slot. Esso si inserisce nel quadro di riferimento che, secondo quanto da Lei rappresentato, sembrerebbe caratterizzato da una inarrestabile espansione del settore. Questa rappresentazione, almeno per ciò che riguarda l’ambito delle New Slot, è assolutamente fuorviante. Non tiene infatti conto di alcuni interventi normativi, a livello nazionale e locale, che, negli anni più recenti, stanno imponendo importanti restrizioni, tali da determinare, contrariamente a quanto emerge dall’articolo, un
progressivo ridimensionamento del settore.
Tra di essi spicca la legge di stabilità per l’anno 2016 (Legge 208/15) ed il Decreto Legge 50/17, che hanno imposto una rilevante riduzione delle New Slot, il cui numero, per effetto di esse, è oggi pari a 265.000 unità (quindi 100.000 in meno di quelle da Lei indicate). Per non parlare del fatto che, sempre in virtù di dette disposizioni e di quanto stabilito dall’ultima legge di stabilità, tali apparecchi dovranno essere definitivamente dismessi entro il 31/12/20, per essere sostituiti da apparecchi che consentono il gioco pubblico da remoto (c.d. AWPR), attraverso i quali potrà essere più efficacemente limitato l’accesso dei minori attraverso l’introduzione della tessera sanitaria, potrà essere verificato dagli Enti Locali il rispetto degli orari di accensione ed introdotte soluzioni tecnologiche atte a prevenire il fenomeno della ludopatia (alert, spegnimento automatico, ecc.).
3) Altre forti limitazioni provengono dalle normative regionali e comunali che impongono distanze minime dai c.d. luoghi sensibili per l’installazione degli apparecchi. Si tratta di normative per lo più aventi efficacia retroattiva: quindi parecchi imprenditori stanno chiudendo le loro aziende, vedendo vanificati investimenti già sostenuti sulla base della precedente legislazione che consentiva l’esercizio di tali attività (in barba a qualsiasi principio di “affidamento” che caratterizza la disciplina dell’attività economica in qualsiasi stato di diritto). Lei fa correttamente menzione di queste normative locali,
presentendole però come un tentativo disperato e velleitario di Governatori e Sindaci (una sorta di Davide contro Golia). Ebbene, siamo in grado di rassicurarLa sul fatto che si tratta, invece, di interventi assolutamente “efficaci” nel determinare la sostanziale espulsione delle attività legate a Slot e
Videolottery e che trovano il massimo supporto da parte del Governo nazionale. Le basti verificare l’elenco e la natura dei luoghi sensibili, quindi la loro presumibile diffusione in un qualsiasi territorio comunale ed immaginare quanti spazi possano residuare per collocare apparecchi o per mantenere quelli esistenti. A titolo di esempio, il Tribunale di Torino ha rilevato che nel 99,8% del territorio del capoluogo piemontese non è più ammessa la presenza di slot.
4) Per quanto riguarda i costi che lo Stato sostiene a causa delle dipendenze legate al gioco, l’unico dato che appare certo (o quantomeno verificabile in termini obiettivi) è quello che riguarda i costi diretti (impiegati per la cura dei malati), che Lei indica in € 85.000.000. 
Esprimiamo invece forti perplessità sui dati riguardanti i costi sociali indiretti se non altro per la “volatilità” che non può che caratterizzarne la stima. Volatilità che emerge anche dallo stesso contenuto del Suo articol, in cui vengono menzionate due diverse fonti che divergono in misura notevole in ordine alla stima indicata: il Conagga parla di 5,5 – 6,6 miliardi; il sociologo Maurizio Fiasco parla invece di 14 miliardi. Noi possiamo aggiungere il dato riportato dalla Federazione Italiana degli Operatori dei Dipartimenti e dei Servizi delle Dipendenze (FederSerd) che, in un articolo
pubblicato nel giugno 201, parlava di 2,7 miliardi.
Come vede, tali discrepanze, motivate dall’assenza di un metodo univoco di ricerca, sviliscono inevitabilmente la portata “scientifica” del dato, come anche l’omissione del raffronto con i “costi sociali indiretti” delle altre attività di carattere voluttuario attribuisce al dato una valenza inevitabilmente allarmistica.
Non intendiamo comunque negare che il problema dei costi sociali indiretti legati alle dipendenze dal gioco sia reale. Proprio per questo sarebbe auspicabile poterlo affrontare sulla base di criteri più trasparenti e nell’ambito di un contesto di analisi di più ampio respiro, ove lo stesso metodo (improntato sulla valutazione dei costi sociali indiretti) sia esteso a tutte le attività umane non connesse alla soddisfazione di esigenze primarie, così da evitare il clamore che i numeri possono evocare se esposti in termini assoluti e decontestualizzati.
5) Altro elemento, contenuto nel Suo articolo, che merita particolare attenzione è la suggestiva teoria, proposta dal sociologo Maurizio Fiasco, secondo cui la legalizzazione del gioco non andrebbe a limitare il campo d’azione dell’illegalità ma, al contrario, ne consentirebbe l’accrescimento.
Come dire che la legalizzazione delle droghe leggere, anziché intaccare i relativi proventi della criminalità, andrebbe ad accrescerli. Oppure che l’emersione del lavoro sommerso incrementi il lavoro sommerso. Trattandosi di un assunto originale che, per quanto rispettabile, si discosta, oltre che dai più elementari principi logici e di comune buon senso, dalle esperienze concrete riferite da soggetti – magistrati e forze dell’ordine – che operano in prima linea contro la criminalità, meriterebbe di essere supportato da solidi elementi di riscontro.
Manifestando la nostra piena disponibilità per un più approfondito confronto, Le porgiamo i nostri migliori saluti.
Avv. Massimo Piozzi
Centro Studi Assotrattenimento 2007 – AS.TRO

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