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ASTRO SCRIVE AL QUOTIDIANO CIOCIARIA OGGI

19 Giugno 2023

Pubblichiamo di seguito la lettera– a firma del Presidente Astro, Massimiliano Pucci –in riferimento all’articolo pubblicato nell’edizione dello scorso 16 giugno del quotidiano Ciociaria Oggi intitolato “Dipendenze allarmanti – Mattia: <<Rocca riferisca>>”.

 

 

“Bologna, 19 giugno 2023 

                                                                                                     Spett.le Redazione Ciociaria Oggi

                                                                                                Alla c.a. del Direttore Responsabile

                                                                                                          Dott. Alessandro Panigutti

 

Egregio Direttore,

in merito all’articolo apparso sull’edizione del 16 giugno u.s. del vostro quotidiano, intitolato <<Dipendenze allarmanti – Mattia: Rocca riferisca>>, in qualità di associazione di rappresentanza degli operatori del gioco lecito (aderente a Confindustria SIT) intendiamo offrire il nostro contributo in merito al passaggio dell’articolo in cui si fa riferimento al fatto che, nel Lazio, le sale bingo e le sale giochi <<si trovino proprio nelle zone più povere e sulle vie ad alta percorrenza>>.

Ci preme infatti segnalare che il fenomeno della concentrazione dell’offerta legale di gioco nei quartieri periferici delle grandi città è il risultato di una politica (adottata negli ultimi anni da tutte le regioni) che, sulla base dell’asserito presupposto della prevenzione della dipendenza da gioco, ha imposto che i punti di offerta di gioco possano essere collocati soltanto in aree che si trovino ad una distanza minima da determinati luoghi definiti “sensibili”.

Occorre innanzitutto premettere che non esiste, tuttora, alcuna evidenza scientifica che attesti che la necessità di dover percorrere qualche centinaio di metri in più sia un elemento in grado di dissuadere i giocatori problematici dal recarsi comunque a giocare.

Anzi, dallo studio presentato il 18.10.2018 dall’Istituto Superiore di Sanità emerge che <<capillarità e prossimità non sono elementi favorenti la problematicità>>. Il citato studio svolto dall’ISS ha infatti evidenziato come tra le principali motivazioni che muovono il giocatore problematico nella scelta del posto in cui giocare ci sia proprio la “riservatezza” che gli viene meglio garantita nelle zone distanti dai centri urbani e, ancor di più, lontane dai luoghi in cui è radicata la propria vita familiare e lavorativa.

Inoltre, il giocatore problematico non è certo scoraggiato dall’idea di spostarsi per soddisfare il suo desiderio di giocare, mentre è il c.d. “giocatore sociale”, mosso unicamente da intenti ludici, a desistere dall’idea di spostarsi dai luoghi abituali per potersi dedicare al gioco.

Quanto appena detto conferma quanto siano state miopi, soprattutto dal punto di vista della lotta alla ludopatia, le politiche finalizzate alla concentrazione dell’offerta di gioco al di fuori dei centri urbani.

Inoltre, il criterio che avrebbe dovuto guidare l’individuazione dei luoghi sensibili sarebbe dovuto essere quello della specifica destinazione di un “luogo” ad ospitare soggetti che, per età o specifiche condizioni personali, siano da ritenere potenzialmente vulnerabili ai fenomeni di dipendenza.

Le regioni, invece, andando ben oltre la  ratio sottesa a tale criterio, hanno inserito nella categoria dei “luoghi sensibili” anche dei “luoghi” che non sono specificamente destinati ad ospitare soggetti potenzialmente vulnerabili alla dipendenza da gioco.

Se, infatti, può essere riconosciuta la natura di “luogo sensibile” alle scuole secondarie (di primo e secondo grado) o ai centri per la cura delle dipendenze, non si spiega, invece, come possano essere considerati “luoghi sensibili” gli asili nido, le scuole per l’infanzia e le scuole elementari. Non è infatti ragionevole immaginare che i bambini con età da zero a dieci anni possano recarsi a giocare con le slot machine o nelle agenzie di scommesse.

Non si spiega neanche quale sia la ratio che ha spinto i legislatori regionali (ivi compreso quello del Lazio) ad inserire, tra la categoria dei “luoghi sensibili”, i luoghi di culto oppure, prendendo ad esame le varie disposizioni regionali, i cimiteri, le stazioni ferroviarie o degli autobus, i parchi pubblici, ecc.

Tornando alla Regione Lazio e al tema sollevato nell’articolo, se si tiene conto del numero dei luoghi di culto presenti, ad esempio, nella città di Roma (come pure degli asili nido, delle scuole per l’infanzia e delle scuole elementari) diventa facile comprendere il motivo dell’espulsione del gioco legale dal centro urbano (che diventa quindi preda dell’offerta illegale) e la sua “ghettizzazione” nelle periferie o in prossimità delle strade ad alta percorrenza.

Proprio per le suesposte ragioni, come associazione di categoria, pur condividendo la necessità di salvaguardare i centri storici dall’insediamento delle sale da gioco (per una questione di decoro urbano), abbiamo sempre manifestato forte contrarietà alla politica del c.d. “distanziometro” poiché, oltre a non arrecare alcun beneficio alla lotta della dipendenza da gioco, finisce, appunto, per concentrare l’offerta di gioco legale nei soli quartieri periferici e, di contro, a favorire l’insediamento dell’offerta illegale all’interno dei centri urbani.

Ringraziando per l’attenzione accordataci e sperando di aver offerto un utile contributo sul tema affrontato nel vostro articolo, restiamo a disposizione per ogni eventuale ulteriore approfondimento.

Cordiali saluti

Assotrattenimento 2007–AS.TRO (Confindustria SIT)

Il Presidente

Massimiliano Pucci”

 

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