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LA REPLICA DI AS.TRO AL QUOTIDIANO LA PREALPINA

4 Settembre 2024

Pubblichiamo di seguito la lettera di replica inviata al Direttore responsabile del quotidiano La Prealpina, in riferimento all’articolo apparso sull’edizione del 30 agosto 2024 e intitolato <<Qui il gioco d’azzardo indebita anche i neonati>> a firma di Nicola Antonello.

“Bologna, 4 settembre 2024

Spett.le Redazione La Prealpina

Alla c.a. del Direttore Responsabile Dott. Silvestro Pascarella

A mezzo email

Egregio Direttore,

in veste di associazione di rappresentanza degli operatori del gioco lecito (aderente a Confindustria SIT) ci sentiamo in dovere di segnalare alcune inesattezze contenute nell’articolo pubblicato su La Prealpina il 30 agosto 2024 e intitolato <<Qui il gioco d’azzardo indebita anche i neonati>> a firma di Nicola Antonello.

Come spesso accade quando si presentano i dati economici aggregati relativi al settore del gioco lecito con vincita in denaro, si tende a confondere il dato riguardante l’importo complessivo delle somme puntate dai giocatori (la c.d. “raccolta”) con la “spesa”, la quale, com’è facile intuire, misura la perdita patrimoniale complessivamente subita dai giocatori.

Questa distinzione, oltre che a rispondere ai principi di comune buon senso, corrisponde a quella utilizzata dalla Agenzia delle Dogane e dei Monopoli nell’elaborazione dei dati riguardanti i flussi economici relativi al settore del gioco lecito, i quali rappresentano l’unica fonte ufficiale in materia.

Gli ultimi dati suddivisi per singoli Comuni e Province, disponibili sul sito istituzionale di ADM, risalgono al 2019, essendo poi intervenuta una norma (dalle finalità indecifrabili) che ne ha inibito la pubblicazione.

Ebbene, la sola comparazione dei dati, riferiti al 2019, pubblicati nella ricerca da cui ha attinto l’autore dell’articolo, con quelli pubblicati sul sito di ADM, consente di giungere alla constatazione che i dati riportati nell’articolo si riferiscono alla “raccolta” (al lordo delle vincite) anziché, come erroneamente affermato, alla “spesa” sostenuta dai giocatori.

La cifra di 1,17 miliardi di euro, che nell’articolo viene riferita alla “spesa” sostenuta nella provincia di Varese nel 2019, si riferisce, in realtà, alla “raccolta” (importo delle somme giocate al lordo delle vincite).

La “spesa” nel 2019 ammontava, infatti, a 291 milioni di euro. Quindi, la media pro capite annua, ossia (per riprendere l’iperbole utilizzata ad arte nel titolo dell’articolo), il debito di cui erano gravati <<anche i neonati>> nel 2019, era pari ad euro 331,50 annui (0,9 euro al giorno).

È quindi inevitabile ritenere che la stessa errata rappresentazione riguardi anche i dati riferiti al 2022.

La sottolineatura di questo errore così marchiano non serve certamente a voler sminuire la gravità del problema della dipendenza da gioco.

Rappresenta, anzi, l’occasione per esprimere l’auspicio che il dibattito sul tema della dipendenza da gioco possa svolgersi sull’analisi di dati elaborati e rappresentati in maniera corretta, nell’ambito di un costruttivo confronto tra tutti i soggetti coinvolti: dalla politica, al mondo scientifico-sanitario, fino alle associazioni del terzo settore e a quelle di rappresentanza delle imprese del settore del gioco lecito.

A meno che non si voglia ridurre tutto ad una sterile crociata contro il gioco legale, come se la sua eliminazione rappresentasse la soluzione per sconfiggere il problema delle dipendenze e non un modo come un altro per nascondere la polvere sotto il tappeto solo per appagare le proprie convinzioni etico – ideologiche.

Un’altra annotazione importante riguarda l’affermazione, sempre contenuta nell’articolo, secondo cui la netta diminuzione della raccolta del gioco sia “merito” delle restrizioni orarie introdotte dai comuni.

Dal momento che nello stesso articolo si segnala come la diminuzione del gioco fisico abbia tutt’altro che favorito una diminuzione della domanda complessiva (perché la relativa domanda si è spostata sul gioco on line), a nostro avviso il concetto andrebbe rovesciato, nel senso che lo spostamento della domanda di gioco dal fisico all’on line (oltre che dipendere, in gran parte, da una tendenza generale delle persone ad usufruire dei vantaggi che offre la rete in termini di più comoda fruibilità) dimostra proprio che la domanda di gioco è rigida: se un determinato canale di offerta viene inibito o fortemente limitato, la relativa offerta si sposta su un canale di offerta alternativo, quindi la domanda complessiva di gioco rimane identica. Se poi tutto il settore del gioco lecito venisse smantellato, la gran parte di coloro che, fino a quel momento, si erano rivolti all’offerta legale (anche in virtù delle garanzie di affidabilità che la caratterizzano), si rivolgerebbe all’offerta illegale.

Nel frattempo, quelle restrizioni volte a limitare il gioco fisico (come le limitazioni orarie e il c.d. “distanziometro”), lungi dal far conseguire un qualche beneficio nella lotta ai fenomeni di dipendenza, continuerebbero a minare la sopravvivenza di un settore ad alta intensità di manodopera, qual è, appunto, quello del gioco fisico.

RingraziandoLa anticipatamente per la pubblicazione di questa replica, porgiamo i nostri più cordiali saluti

Il Presidente As.Tro – Confindustria SIT

Massimiliano Pucci”

 

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