Bologna, 12 febbraio 2025
Spett.le Redazione TeleReggio
Alla c.a. del Direttore Responsabile Dott. Mattia Mariani
Egregio Direttore,
in veste di associazione di rappresentanza delle imprese del gioco lecito, desideriamo, con la presente, condividere con Lei alcune riflessioni in merito a quanto emerso, con riguardo al settore del gioco lecito, nella puntata del Il Graffio andata in onda il 6 febbraio u.s.
Le nostre riflessioni partono dal presupposto che qualsiasi presa di posizione riguardante il tema del gioco lecito e delle sue implicazioni socioeconomiche - ivi compresa quella proibizionista, legittimamente espressa dal Sindaco di Rubiera - debba partire da una analisi completa del fenomeno, in tutta la sua complessità, e, soprattutto, da una corretta esposizione dei dati posti a fondamento delle tesi che vengono proposte.
Quando, ad esempio, il conduttore della trasmissione ha parlato di 2.500 euro pro capite di “giocate” nella provincia di Reggio Emilia (tra la popolazione maggiorenne), lo spettatore è stato indotto a credere che quell’importo corrispondesse a quanto speso (quindi, perso), in media, da ciascun residente di quella provincia.
Sarebbe stato corretto, invece, spiegare ai telespettatori che per calcolare la spesa per il gioco occorre sottrarre dall’importo corrispondente alle somme puntate dai giocatori (ossia il “giocato”) quello corrispondente alle somme ritornate nella disponibilità degli stessi a titolo di vincite.
Pertanto, se uno degli elementi di preoccupazione è, giustamente, rappresentato dal pregiudizio economico subito dalla media dei giocatori, l’utilizzo del “giocato” come indicatore di tale pregiudizio non rappresenta un esempio di corretta informazione.
Venendo al caso specifico della Provincia di Reggio Emilia, i dati esposti nel corso della trasmissione sono stati ricavati dal report “Pane e Azzardo”, elaborato dalla CGIL e dalla Federconsumatori.
Ebbene, quello stesso report indica una spesa complessiva per il gioco lecito nella provincia di Reggio Emilia, pari ad un importo oscillante tra i 188 e i 193 milioni di euro.
Quindi, anche assumendo come valida la cifra massima della forbice indicante la spesa complessiva, ossia 193 milioni di euro ed utilizzando lo stesso denominatore (il numero di abitanti di età compresa tra i 18 e i 74 anni), l'importo pro-capite della “spesa” risulta essere di 435 euro annui, ovvero circa 1,20 euro al giorno.
Con l’intento di aggiungere ulteriori elementi di approfondimento, vi forniamo il dato (ottenuto attraverso un’istanza di accesso civico generalizzato) riguardante il numero ufficiale di pazienti affetti da dipendenza da gioco d’azzardo presi in carico dai SerD della Azienda USL di Reggio Emilia, i quali ammontano, nel 2024, a 165 persone nell’intera provincia (che racchiude ben 42 comuni su 6 distretti territoriali), equivalente allo 0,04% della popolazione maggiorenne.
Sappiamo bene che il dato riguardante il numero dei pazienti in cura non svela la reale dimensione del fenomeno (non tutti i malati, infatti, decidono di curarsi) è però altrettanto certo che qualsiasi analisi che ambisca ad offrirne una stima, non possa prescindere dalla conoscenza di questo dato, in assenza del quale ogni valutazione resterebbe ancorata soltanto alle proiezioni visionarie, fondate su analisi percettive, che gli “esperti” di turno mettono a disposizione dei rispettivi referenti politici ed, invece, il dibattito pubblico su un settore così complesso qual è quello del gioco pubblico dovrebbe avvenire solo con numeri reali ed ufficiali alla mano.
Non si può, inoltre, accettare l’indebita assimilazione, suggerita – neanche tanto velatamente - dal Sindaco di Rubiera, tra la criminalità e gli operatori del gioco lecito.
Gli imprenditori che svolgono la loro attività nell’ambito del sistema del gioco pubblico legale sono persone che operano nella legalità e sotto l’egida diretta ed il controllo dello Stato, ed hanno avuto il merito di aver creduto nel processo di legalizzazione del gioco e contribuito al consolidamento – e, talvolta, allo stesso sviluppo, in sinergia con gli enti di vigilanza - degli strumenti di controllo e di prevenzione che permeano l’intero sistema del gioco pubblico legale, ponendosi come argine all’offerta di gioco illegale e clandestino.
Da parte nostra, come associazione di categoria, siamo costantemente impegnati a contrastare questi fenomeni e a denunciarli, non solo perché moralmente deprecabili ma anche per il pregiudizio che arrecano all’immagine dell’intero settore e al principio della libera concorrenza. A questo proposito, segnaliamo solo che, nel 2014, la nostra associazione, insieme alla Federazione Confindustriale SGI (Sistema Gioco Italia) di cui fa parte, si è costituita parte civile nel noto processo ‘Black Monkey’ che ha visto sul banco degli imputati numerosi esponenti di spicco della criminalità organizzata, accusati di infiltrazione all’interno del sistema del gioco pubblico.
Quanto al riciclaggio di denaro sporco attraverso l’utilizzo diretto delle slot machine, denunciato dal Sindaco di Rubiera, sarebbe opportuno che, qualora fosse venuto a conoscenza, nell’esercizio delle sue funzioni, di episodi di tale natura, li denunciasse alla Procura della Repubblica competente. Se, invece si riferisce a fatti noti, sarebbe corretto -oltre a denunciarli- indicarli in modo specifico: su argomenti che rischiano di mettere in ginocchio un intero settore, un rappresentante delle Istituzioni non dovrebbe, infatti, parlare per “sentito dire” ma ancorarsi sempre al dato reale.
Sperando di aver offerto un utile contributo al confronto sul tema del gioco lecito, restiamo a Vostra disposizione per ogni eventuale ulteriore chiarimento.
RingraziandoLa per l’attenzione accordataci, porgiamo i nostri più cordiali saluti.
Il Presidente As.Tro – Confindustria SIT
Massimiliano Pucci